La corrispondenza inviata da Ugo alla famiglia è sistemata in tre pagine del libro. Si tratta di una serie di lettere e cartoline scritte in una calligrafia incomprensibile che, in tutti questi anni, avevo provato più volte a decifrare senza arrivare a nulla. Ero convinta che da sola non ce l’avrei mai fatta. Avevo pensato a un esperto di grafia. Ma non conoscevo nessuno che si occupasse di cose del genere. Come mi accade in questi casi mi ero messa a parlare della cosa con tutti, inondando del mio problema il mondo intero e la faccenda aveva funzionato. Mi ero così ritrovata fra le mani un nome e cognome Sonia Settimelli di Scarperia, grafologa. Non sapevo bene cosa significasse ma mi sembrava che potesse trattarsi di un ''mestiere'' attinente a ciò che stavo cercando.
Era un sabato di maggio e, per l'ennesima volta, avevo cercato di decifrare la calligrafia di Ugo e, come al solito, non ero venuta a capo di nulla. Mi ero quindi fatta coraggio e dalla borsa avevo ripescato il biglietto con il nome e il telefono di Sonia Settimelli. Erano le due del pomeriggio. Un'ora impossibile per telefonare a un'estranea. Pronta a sentirmi mandare al diavolo composi quel numero. Sonia mi rispose subito. Era a Bologna a fare un corso di aggiornamento e, pur essendo molto indaffarata (al telefono sentivo strani fruscii che seppi poi trattarsi di fogli che per rispondere le stavano cadendo nel tentativo di attraversare una strada il cui semaforo era diventato verde e lei per tenere in mano il cellulare stava per far cadere tutto), fu gentilissima e mi disse di richiamarla la settimana successiva. Mi piacque subito. Aveva una voce leggermente roca e parlava allungando alcune lettere e facendo sibilare le 'c' e le 's' in un gergo tutto toscano che ancora oggi, dopo oltre cinquant'anni, mi appare irresistibile. Forse avevo trovato la persona giusta, lo speravo davvero.
Sonia venne a casa mia all'incirca una diecina di giorni dopo e mi spiegò di essere un’esperta in GRAFOLOGIA. La grafologia, attraverso lo studio della scrittura, esaminando il gesto grafico di ogni individuo stabilisce il rapporto tra grafia e personalità dello scrivente. La scrittura infatti è uno dei mezzi con i quali l’uomo si esprime ed è peculiare ad ogni individuo.Certamente la scrittura non può rivelare l’uomo in tutta la sua infinita complessità, ma può evidenziare aspetti (consci ed inconsci) del nostro essere, dove si ritrovano, elementi educativi, ambientali ereditari, personali, costituzionali, e in cui la singola esperienza di vita ha un ruolo fondamentale. La scrittura racconta ciò che le parole non vogliono o non possono dire e quindi analizzandola è possibile cogliere aspetti anche nascosti della personalità di un individuo. Nel raccontarmi queste cose si rivolgeva a me con grande passione. Le luccicavano i grandi occhi che, scoprii poi, a seconda della luce potevano diventare azzurri o verdi e che contrastavano con i lunghi capelli scuri. Muoveva spesso le mani dalle unghie laccate di rosso e le allungava verso di me toccandomi appena.
Quando le misi davanti il libro di Zio Ugo non si sgomentò affatto. Dopo avermi chiesto una lente di ingrandimento, osservati i vari documenti contenuti nel libro, mi disse che ci sarebbe voluta molta pazienza ma la cosa era fattibile. Quella donna mi affascinava e nel contempo mi dava un senso di fiducia. Col suo aiuto sarei riuscita a spezzare il muro di silenzio che si era formato attorno alla corrispondenza di Ugo che durava da quasi cento anni.
I successivi incontri fra me e Sonia sono stati fondamentali. In primo luogo mi ha spiegato che metodo avremmo utilizzato. In ogni individuo, superate le fasi dell'apprendimento, la grafia diventa un processo automatico. Dovevamo quindi capire in che modo Ugo scriveva alcune lettere dell'alfabeto che sicuramente avremmo ritrovato sempre scritte allo stesso modo. Imparai quindi col suo aiuto a riconoscere lettere come la ''s'', la ''c'', la ''g'' e poi le terribili vocali ''a'' e ''o'' o la “i” che a me sembravano tutte uguali. In questo modo Sonia, come con la “Stele di Rosetta”, mi fornì le chiavi di lettura che mi hanno permesso di iniziare a fare il lavoro da sola. Inoltre, quando veniva a trovarmi, cosa che per molti mesi è avvenuta con regolarità all'incirca ogni dieci giorni, ''l'incontro con Ugo'' oltre a diventare un piacevole modo per stare assieme, ci ha permesso di esaminare quelle lettere o cartoline che io non ero riuscita a decifrare da sola. Sonia poi provvedeva lei stessa a fotografare le cartoline e le lettere la cui grafia appariva particolarmente illeggibile per poi studiarle, con comodo, a casa sua.
Ma il nostro lavoro non poteva fermarsi a questo. Dovevamo capire il criterio con cui Domenico aveva inserito tutte le lettere e cartoline. Andava fatto un lavoro di catalogazione. La mia amica (ormai fra di noi si stava creando un vero e proprio rapporto di complicità e di sfida verso un baluardo che volevamo espugnare a tutti i costi), mi consigliò di prendere dei post-it e di separare le cartoline e le lettere una per una e quindi di numerarle. Quell'operazione apparentemente banale fu un'altra chiave di svolta nel mio lavoro. Ogni lettera e cartolina, divisa da quel foglietto giallo e collegata a un numero preciso, prese vita autonoma. Scoprimmo quindi che l'unico criterio utilizzato per l'inserimento era stata la data e che Domenico, nell'inserire la corrispondenza, partiva sempre dall'alto di ogni foglio (3 cartoline in verticale o una lettera). Trascrivemmo quindi in totale 96 cartoline e 8 lettere scritte da Ugo alla famiglia prima dal Tecnico Istituto Regio di Spoleto, poi dalla Scuola Sott'Ufficiali di Caserta infine dal fronte. Tutte erano state incollate dal padre con una listellina di stoffa al bordo sinistro di tre pagine del libro.
Dopo oltre un anno io e Sonia finimmo il nostro lavoro. Domenico è morto nel 1933. Lui è stato di sicuro l'ultimo ad aver riletto le lettere inviate dal figlio. Io e Sonia siamo state le prime ad aver ricostruito la vita di Ugo attraverso la corrispondenza inviata alla famiglia. Ricordo bene come una volta Sonia, mi chiese, se Ugo e Domenico avrebbero gradito l'intromissione in quel mondo tutto loro. Io le risposi che la ''storia'' si costruisce così con terribili intromissioni nella vita degli altri. Non credo che esistano altri sistemi. L'importante è essere onesti, per quanto possibile, cercare di raccontare i fatti così come la storia ce li racconta. Di recente ho provato a riaprire l'album e a rileggere quanto scritto da Ugo ma non sono più in grado di farlo. Come una sorta di Mar Rosso l'incantesimo, che ha permesso a me e a Sonia di entrare in quella stanza sigillata da oltre ottanta anni, si è richiuso alle mie spalle.
Ugo è tornato a riposare ma la sua vita ormai fa parte della ''storia'' . Grazie di tutto Sonia, senza di te non ce l'avrei mai fatta.