Sto aspettando Riccardo, un amico amerino che, da alcuni mesi, mi sta aiutando. Riccardo è una di quelle persone che ama il paese dove abita, lo conosce bene e si prodiga in tutte modi per farlo conoscere agli altri. E’ stato lui a riconoscere Amelia in molte fotografie presenti nell’album di Zio Ugo. Ma non solo. Un giorno, alla fine di maggio, mi scrisse questa email:
“Ciao Tania. Ricevute le foto. Bellissime. Diverse dal solito. Sono certo che siano immagini di Amelia e dintorni. In una di questa c’è un palazzo che si vede da un vicolo che vorrei identificare dal "vivo"…. ovviamente facilmente attribuibile!”.
Dopo questa email ne seguì una successiva.
“Oggi pomeriggio, sfidando un imminente temporale, ho dato un nome alla porzione di palazzo che si vede dal vicolo. Si tratta del lato sud del Palazzo Vescovile (sec XII – XVII) la prospettiva è particolare. La foto è stata presa da un giardino di pertinenza di palazzo Barcherini – Ragnoni. Sentirò appena possibile il Dott. Ragnoni. Devo infatti accedere al suo giardino per capire la prospettiva reale della foto che è sopraelevata rispetto alla ripida via del Duomo.”
Non mi era chiaro a quale foto si riferisse e in che cosa consistesse la sua scoperta. Restai quindi in attesa di ulteriori comunicazioni.
Arrivarono e tutto mi fu chiaro.
“Guarda queste foto e confrontale” .
Mi misi a osservarle sul computer. Si trattava di due fotografie. Una fatta da Riccardo e l'altra tratta dall’album di Zio Ugo. La prima era stata scattato da un giardino di Amelia. L'altra ritraeva Ugo e Maria nel giardino della loro casa. Era il gennaio 1918. C’era molta neve. Ad un attento esame, le case sullo sfondo erano identiche. Tutto mi era chiaro. Il mio esperto locale, confrontando due foto, una appartenuta al passato e una al presente, aveva scoperto il luogo preciso dove Ugo aveva abitato.
“Vengo a trovarti” avevo risposto “Potremmo visitarla?”
“Ci proviamo”, mi rispose Riccardo.
Sono davanti al Palazzo Comunale, in P.za Matteotti quando vedo arrivare Riccardo con cui ho un appuntamento per andare a visitare la casa di Ugo che, al momento, è di proprietà della signora Maria Ragnoni, nipote del Notaio Luigi Barcherini. E’ stato lui, nel lontano 1914, ad affittare la casa alla famiglia Marcangeli. La Signora Ragnoni, nata ad Amelia, vive a Bolzano ma trascorre il mese di agosto nella stessa casa dove Ugo è vissuto per quattro anni dal 1914 fino al 1918.
L'abitazione è vicina. Il mio compagno cammina come un maratoneta e si inerpica senza difficoltà in mezzo a strette viuzze in cui architravi in cotto collegano case di cui si scorgono solo i giardini pensili ricchi di vegetazione. Saliamo verso la parte alta della città dove si trova la Cattedrale e imbocchiamo la lunga via del Duomo. Dove la strada gira a destra sono visibili i tre edifici visti nelle fotografie. Sulle facciate quattro finestre, due più in basso e due in alto. Sulla sinistra un muro sbrecciato su cui batte il sole. In alto una ringhiera, e sulla strada, un cancellino verde. Siamo arrivati.
Sono emozionatissima. Saliamo una scaletta che ci immette nel giardino pensile della casa. Lì la Signora Ragnoni ci porge la mano in modo cordiale. Mi accorgo subito che il giardino corrisponde esattamente a quello presente nelle foto. Il muro sulla destra, il vialetto con i lastroni di pietra, gli alberi, il muro basso con vista su Amelia, la porta della casa in fondo al giardino, la pergola sulla sinistra della porta d'ingresso. La signora Ragnoni e il marito ci invitano a sederci.
Quella dove ci troviamo è la casa di pertinenza di Palazzo Geraldini. E' da sempre di proprietà della Famiglia Barcherini, cugina dei Geraldini. La Signora orgogliosamente va a prendere un libro di Igea Frezza Federici (storica molto conosciuta ad Amelia). Il titolo ''Alessandro Geraldini e Cristoforo Colombo'', la dice lunga. I Geraldini sono una famiglia molto illustre di Amelia. Alessandro Geraldini, al servizio della Corte di Spagna e confessore della Regina Isabella, intercesse affinché Cristoforo Colombo ottenesse le tre caravelle che lo avrebbero poi portato alla scoperta del Nuovo Mondo. Geraldini fu in seguito nominato primo vescovo d'America a Santo Domingo dove morì l'8 marzo 1524.
Ad Amelia vi sono oltre cento palazzi storici realizzati, appartenuti o ancora di proprietà di molte famiglie nobiliari fra cui i Nacci, i Clementini, i Cansacchi, i Venturelli, i Boccarini, Petrignani, Colonna, Farrattini, Carità che, nel Rinascimento, ebbero il loro massimo splendore riuscendo ad imporsi anche a Roma. Alcuni di essi, disabitati e da restaurare, aspettano di essere venduti. Altri, mirabilmente conservati e ricchi di antiche vestigia, sono le dimore degli eredi dei signori dell’epoca. Altri ancora sono stati adibiti a lussuosi ed eleganti resort. Un importante patrimonio artistico-architettonico per cui Amelia, come dice Riccardo, può, per certi aspetti, essere considerata una vera e propria “Piccola Roma”.
Dopo una lunga e amichevole chiacchierata, durante la quale spiego tutto quello che sto facendo, la Signora Ragnoni mi conferma che il giardino è pressoché identico a quando ci abitavano i Marcangeli. Solo l'ingresso da cui siamo entrati non esisteva essendo l'abitazione accessibile all'epoca solo da via del Duomo n.14. La casa appoggia sulla destra su un alto muro di pietra che poi prosegue lungo tutto il giardino. Lì nella parte bassa è incastonato un arco, probabile ricordo di una costruzione realizzata a un livello più basso cosa non insolita in una cittadina come Amelia.
Sullo sfondo di una delle foto, datata giugno 1916, quell'arco si vede in modo evidente. Ugo sorridente e sereno, sta giocando col cane. Alle sue spalle, lungo il muro, si arrampica una pianta di rose fiorite. C'è un'altra fotografia scattata nello stesso posto. Il roseto, pieno di neve, sembra un ricamo appoggiato al muro. Ugo è assieme alla sorella, è il gennaio 1918, l'ultima volta in cui i due staranno assieme. Ugo indossa la divisa, mentre Maria ha un vestito da donna e una collana di ambra. Sembra molto più grande dell'età che ha. Entrambi stringono in mano una palla di neve, come se volessero anzi “dovessero” giocare. Maria, con le labbra sottili abbozza un sorriso mentre guarda davanti a sé infreddolita. Ugo scuro in volto, una leggera peluria sul labbro superiore, sembra non sopportare la luce che irradiata dalla neve. Sembrano entrambi imbarazzati. Maria non riconosce più il fratello cresciuto troppo in fretta Ugo forse sta pensando ai compagni che sono già al fronte consapevole che fra poco toccherà anche a lui. Riccardo mi mostra la magnifica vista che si gode dal giardino. E' sicuramente la stessa che vedeva Ugo e che sognava dalle trincee di guerra. Sulla destra vicino all'ingresso una sorta di ripostiglio con una grata davanti. La Signora Ragnoni sorridendo mi dice che, all'epoca, quello, esterno alla casa, era l'unico bagno. Chi lo ha utilizzato godeva di un'ottima vista.
Entriamo in casa Sulla destra, si apre un ampio salone con due comode poltrone imbottite. Sulla sinistra un tavolino con un servizio da caffè nel tipico stile Deruta. La pavimentazione in cotto, dalla posa imperfetta, traballa sotto i nostri piedi. I vani si susseguono uno dietro l'altro. Intravedo lo studio con una scrivania intagliata e un lampadario liberty dalle foglie ritorte. Poi una camera con un grande letto matrimoniale dalle sponde in ottone. Infine la cucina a cui si accede dopo aver salito alcuni gradini in pietra. Sulla destra un grande camino e, dal lato opposto, sotto la finestra un tavolo massiccio dalle gambe tozze coperto da un incerata a quadrettoni su cui vi sono delle stoviglie di metallo. Da qui si accede a una serie di stanze di servizio in quella che viene comunemente chiamata la piccionaia. Mi affaccio e vedo che una parte della casa da sulla strada. Da qui, è possibile ammirare tutto il paese.
La visita è terminata. Nell'uscire mi volto un attimo. Fa caldo ma un leggere refolo di vento mi scompiglia i capelli. Proseguendo verso la città alta mi siedo su una panchina. Sono stanchissima. Vorrei tanto una bibita fresca. Ho rifiutato l’offerta a casa Barcherini e ora sono a secco. Riccardo mi invita ad andare, a pochi passi troveremo la cattedrale. Dopo aver fatto un grosso sforzo mi alzo e seguo il mio Cicerone. La facciata della Cattedrale è coperta per dei lavori. Entriamo . Un articolo di giornale riportato nel libro di ricordi indicava come proprio nella cattedrale si fosse svolto il cinque settembre 1918 un solenne funerale in ricordo di Ugo. Nella chiesa fu eretto un tumulo di corone e trofei di fucili sul quale il padre, Domenico, ripose con cura la divisa del figlio e la bandiera italiana. Alla messa partecipò, oltre ai parenti e alle autorità, la gente comune, sgomenta di fronte alla morte di un ragazzo che, fino a pochi mesi prima correva per i vicoli di Amelia.
Dal sagrato davanti alla chiesa si apre un belvedere. Sulle panchine alcuni vecchi a bassa voce chiacchierano fra loro. La mente vola al passato. E' domenica 28 giugno 1914 il giorno in cui furono assassinati a Sarajevo, in Bosnia, l’Arciduca Ereditario d’Austria e sua moglie la Duchessa di Henberg. Tutto ebbe inizio allora. La famiglia Marcangeli è appena uscita dalla Messa ignara di tutto. Le cose precipiteranno presto ma Ugo ancora non lo sapeva.