Questa lettera fu inviata il 28 agosto 1918 da un soldato amico di Ugo, Luigi Curti a Corinna Pacifici, figlia maggiore dei Sig.ri Pacifici, amici intimi dei Marcangeli ad Amelia. La lettera originale, pur essendo sempre stata all'interno del libro, non ne fa parte. Il contenuto di questa lettera è molto importante in quanto Luigi Curti spiega come e perchè Ugo arrivò in prima linea. Ugo per seguire i due amici, Luigi Curti e Filippo Franchini si offrì volontario, e partì con loro per il fronte il 18 di giugno. Curti, nella lettera, descrive nei minimi dettagli la vita al fronte dell'amico dal 18 di giugno fino al giorno della sua morte.
La ricostruzione è sicuramente fedele in quanto corrisponde più o meno a quanto indicato da altre fonti.
Allegata alla lettera è riportato uno schizzo che specifica il luogo esatto in cui il corpo di Ugo fu seppellito, un piccolo cimitero accanto al battaglione. Il 24 giugno morirà anche l'altro amico Filippo Franchini. Luigi Curti, al termine della guerra, sarà l'unico superstite dei tre.
Zona di guerra 28.08.1918, Tenente Luigi Curti
Preg.ma sig.na,
di ritorno dalla licenza trovo la di lei lettera la quale non fece che rinnovare nel mio povero cuore il dolore della perdita dei miei più cari amici e compagni Ugo e Filippo Franchini. Non mi è possibile descriverle molto dettagliatamente ogni cosa perché in procinto di partire e poi anche perché conosco da pochi anni l'italiano. In ogni modo mi sforzerò di spiegarle per quanto mi è possibile ciò che le riesce oscuro. Aggiungerò anche uno schizzo, non molto preciso perché non presente al luogo, della zona che servirà, se non è possibile fornirle un'altro appena lassù, a rintracciare il punto preciso della sepoltura della salma. Conobbi Ugo alla Scuola Militare (1917 ?NdR). Ci incontrammo più tardi al deposito del 60esimo. Partiti dal deposito fummo mandati al 31mo di marcia dove siamo stati circa due mesi compresi una ventina di giorni che ci mandarono a frequentare un corso di perfezionamento. Durante questo tempo siamo stati continuamente insieme. Abitavamo nella stessa casa e ci amavamo più che fratelli. Era pieno di entusiasmo per la nostra santa causa. Buono con i soldati, spesso mi faceva arrabbiare e da buon fratello maggiore lo sgridavo. Eravamo indivisibili, non si faceva un passo senza esserci consigliati. Eravamo quasi felici sebbene lontani dalle famiglie. Nelle ore di libertà andavamo a fare delle lunghe passeggiate e non si faceva che rievocare i tempi che si andava a scuola e la vita che si era menata prima di essere chiamati alle armi.
Giorno sette giugno (1918 NdR) mentre eravamo a mensa il Comandante del battaglione ci comunicò che era imminente una partenza di soldati e assieme a loro saremmo partiti io, Franchini ed un nostro collega. Ugo espresse subito il desiderio di partire con noi. Il maggiore gli propose di dare il cambio a quell'altro collega, lui accettò senz'altro, senza badare ai miei occhi che gli parlavano abbastanza eloquentemente. Volevo ad ogni costo distoglierlo dal partire e consigliargli, come avevo fatto altre volte, di seguire il destino e di aspettare la partenza regolare; e non avrebbe certo avuto un giorno il rimorso di non aver fatto il proprio dovere. Ma ogni mio parlare era ormai inutile aveva già accettato il cambio. Il giorno seguente si partì e il giorno 18 giugno (1918 NdR), dopo essere stati alcuni giorni al Battaglione Complementare, raggiungiamo il 60esimo fanteria in linea. Fummo assegnati tutti e tre al secondo battaglione e ci preparavamo alla prossima avanzata. Giorno 21giugno (1918) a me ed Ugo ci mandavano al quinto e ci distaccavamo dalla povera Franchini che dopo pochi giorni moriva colpito da una raffica di mitragliatrice mentre avanzava col suo plotone.
Ugo fu assegnato alla settima compagnia, io alla prima in seconda linea e di questo fui non poco contrariato perché venivo distaccato dal mio fino ad allora inseparabile compagno d'armi. Giorno 24 dello stesso mese (giugno 1918) si fece l'azione ed io dalla mia trincea, col cuore traboccante di emozioni ne seguivo lo svolgimento, mentre Ugo con i suoi soldati sbalzava fuori dalla trincea e li guidava energicamente alla conquista di Col dei Grassi. L'azione ancora continuava quando a me giunse l'ordine di raggiungere la prima linea e di prendere il comando dell'ottava compagnia. Lì era la compagnia che Ugo aveva alla destra. Conquistata la posizione pensammo subito di trincerarci finché il giorno due venne dato l'ordine di avanzare e portarci sul Col degli Orsi. A comandare la mia compagnia era venuto poi un capitano ed altri ufficiali. La sera prima mandai un soldato a chiedere notizie di Ugo e mi disse che chiacchierava allegramente con i soldati.
La mattina del due alle tre e mezzo incominciò il bombardamento delle linee avversarie e alle sei la settima compagnia con parte dell'ottava dava inizio all'attacco mentre io col capitano e il resto della compagnia dovevamo rimanere a presidiare la linea. Mentre l'artiglieria stava per iniziare l'allungamento del tiro mi giunse l'ordine di andare a prendere il comando del primo plotone della settima. Era il plotone di Ugo. Capii subito che gli fosse capitato qualcosa. Raggiunsi subito la compagnia che avanzava e mi informai e allora mi fu comunicata la dolorosa notizia. Col cuore in tumulto, appena conquistata la posizione, cercai di raccogliere dai suoi soldati dettagli sulla sua morte.
Era stato colpito, cessando subito di vivere, alla testa, da una scheggia di granata, mentre coraggiosamente sotto il bombardamento ispezionava le vedette.
La sua salma era stata trasportata al comando di battaglione al quale furono consegnati gli oggetti che aveva addosso. Fu sepolto nei pressi dello stesso comando in un piccolo cimitero e precisamente nel punto segnato con una crocetta sullo schizzo.
Avrei tanto desiderato vederlo per l'ultima volta, ma non mi fu possibile, non potevo per nessuna ragione allontanarmi dalle posizioni occupate. E così ho perduto i miei due più cari amici e non ho proprio parole per poterle descrivere lo stato del mio animo.
Volevo scrivere alla famiglia e non so perché non ne ebbi il coraggio. Ho forse fatto male, ma in quei giorni non ragionavo più ero come stordito e quando sentivo parlare di loro cercavo di non parlarne. Voglia perdonarmi Sig.na se prima di adesso non mi sono interessata a fornire tutto ciò che sapevo alla famiglia del povero Ugo, ma non l'ho fatto perché mi è sembrato di rendere ancora più atroce il dolore. Se vuole sapere ancora notizie mi scriva pure ed io cercherò di fornirle ancora dei particolari che mi saranno sfuggiti. Perdoni il mio italiano.
Ringraziandola sentitamente
La riverisco
Luigi Curti
Allegata alla lettera c'è lo schizzo fatto a mano che indica dove fu seppellita in un primo momento la salma di Ugo. Un piccolo cimitero accanto al battaglione.
La lettera di cui sopra apre degnamente le lettere di condoglianze. L'ho trascritta integralmente. Le date che risultano fra parentesi sono state da me aggiunte sulla base dei dati che ho raccolto via via nel tempo. Franchini è effettivamente morto il 24 giugno e ho visto io stessa il loculo al Monumentale del Grappa dove riposa assieme a Ugo.