I NOSTRI CADUTI
Il giorno 2 luglio u.s. combattendo da eroe cadeva colpito dal piombo nemico il sottotenente Ugo Marcangeli del fanteria… nativo di Piperno. Energico, aspetto bruno, occhi profondi di chi scruta nei cuori, sorriso sincero riflesso di anima buona, robusto aspetto di giovanile vigore. Tali le caratteristiche di Ugo Marcangeli. Sul suo viso ardente si leggeva una indomita risoluzione: la vita per il dovere, la vita per la Patria. Infatti nell'età in cui si sogna e la spensieratezza fa bella e desiderata la vita, a soli 18 anni chiamato dalla grande voce della Patria diletta partiva per compiere il suo dovere, coll'entusiasmo giovanile, con la fede nella vittoria.
Le preziose e laconiche lettere che scriveva alla sua famiglia e ai suoi amici intimi rivelano la fortezza del suo carattere spartano. Tutta la bellezza dell'anima sua si rileva in esse e leggendole sentiamo di trovarci di fronte a uno spirito vittorioso, temprato all'attività più intensa e tenace, senza macchia e senza paura. Egli non desiderava con impazienza che il momento della battaglia animato dalla speranza della vittoria. Infatti così scriveva a un amico: ‹Tranquillo attendo la mia ora e sono sempre lo stesso›. Soltanto che lo ha intimamente conosciuto, fraternamente amato, può intendere, l'intimo, vero significato di questa sua frase. Quante volte il nostro pensiero è volato lassù e lo ha intravisto fra nembi di polvere e fumo, fra lampi di fuoco, bello, intrepido incitare i suoi alla pugna, lo ha ascoltato nelle ore di quiete parlare vibrante dei doveri e della grandezza della Patria. Ed il 2 luglio anche il suo sangue cosparse la terra, diventata altare di una immolazione purissima. La sua giovinezza si era trasfigurata nella giovinezza eterna, la sua morte era compimento di una vita breve, sì ma pienamente vissuta. E' forse vano il sacrificio di tante vite e specialmente di tali vite? Può una generazione che cresce da mille giovinezze generosamente offerte rifiutare il testamento di sangue, di eroismo lasciato da loro?
Un'intima possenza trasfigura le cose e dalla morte
nasce la vita, ed ambedue compagne
van per la terra altar di meraviglia
e di ruine
E' vero dalla morte la vita e il grano deve fruttificare. La gloria non ha per confine la tomba. No. La Patria con atti altamente civili rievoca i suoi figli gloriosi con lapidi commemorative, con marmi e con bronzi e gloria sarà sempre della sua anima benedetta, che nella morte trovò la vita e si spense come le stelle al mattino, non per cadere nelle tenebre ma per perdersi in un mare di luce.
A. C.