I Marcangeli erano un’importante famiglia proveniente da Canemorto, oggi Orvinio (RI), presente nella zona dal 1600, maggiorenti del paese in stretto rapporto con lo Stato Pontificio.
Augusto Marcangeli, padre di Domenico e nonno di Ugo, nato a Orvinio nel 1840, frequentò le scuole superiori a Roma dove, per le sue idee liberali, trovò terreno fertile per manifestare contro il governo di allora. Terminati gli studi laureandosi in medicina e chirurgia, svolse la sua professione in vari ospedali romani. Qui sposò nel 1864 Maria Pellisier, signorina appartenente alla buona borghesia cittadina di origine savoiarda. Nel 1865 fu inviato a Bassiano, piccolo paese tra i Monti Lepini, come chirurgo dove nacquero i primi due figli Domenico, papà di Ugo (mio bisnonno), e Caterina. La sua attività politica non cessò neanche allora e, le cronache risorgimentali, indicano Augusto Marcangeli attivo nella partecipazione ai movimenti rivoluzionari del tempo. Dopo l’Unità d’Italia ebbe la condotta medica a Sezze, paese più grande e limitrofo a Bassiano. Qui nacquero le altre tre figlie Bianca, Emma e Amelia ed egli stesso vi trascorse tutto il resto della vita fino alla morte avvenuta nel 1905.
Il figlio Domenico, dopo aver frequentato il Regio Ginnasio Pacifici De Magistris di Sezze, terminò gli studi a Roma e iniziò la propria attività lavorativa nel 1893 alle dipendenze del Ministero delle Finanze come Ricevitore del Registro. Dal 1894 al 1898 svolse il proprio lavoro a Nicastro dove conobbe Amalia Esposito, una bella e facoltosa signora figlia di un commerciante calabrese, che sposò nel 1898. Il I dicembre 1899 nacque a Piperno (dal 1927 Priverno) Ugo e, meno di due anni dopo il 19 settembre 1901 a Roccella Ionica, in Calabria, la sorella Maria (mia nonna).
Ugo trascorse l’infanzia fra Sezze e Suso dove si trovava la casa di campagna del nonno Augusto, un vecchio casale abbandonato un tempo adibito ad orfanatrofio che, nel corso degli anni, venne trasformato in luogo di villeggiatura. Alla morte di Augusto Marcangeli, nel 1905, questa proprietà passò in eredità ai quattro figli fra cui Domenico. Nel 1921 venne ceduta alla sorella Bianca rimasta a Sezze dove il marito, Angelo Baldassarini, esercitava la professione di medico condotto. Questa grande casa, che è tuttora della famiglia, fu sempre un importante punto di riferimento per i Marcangeli.
Molte sono le foto del libro di ricordi che vedono sullo sfondo Sezze, il Monte Semprevisa, Suso e la campagna setina. Ugo frequentava anche Roma, dove viveva la Zia Caterina che abitava a Piazza Navona con l’adorato zio Gioacchino nonché Firenze dove c'era Cristina, sorella della mamma con lo Zio Antonio.
La famiglia Marcangeli, per motivi di lavoro, si trasferì nel 1910 a Viterbo città che risentiva ancora dei fasti dello Stato Pontificio e sede, all'epoca, del Delegato Apostolico. Qui Ugo e Maria frequentarono il Regio Ginnasio Umberto I, un prestigioso istituto scolastico nel quale entrarono in contatto con la migliore società di Viterbo. In questo periodo la situazione politica italiana cambiò e, il 29 settembre 1911, ebbe inizio ufficialmente la guerra italo-turca detta anche Guerra di Libia. Molti furono chiamati alle armi e Viterbo fu testimone della partenza del 60° Reggimento Fanteria che faceva parte della Brigata "Calabria" trasferita stabilmente a Viterbo dal 1906. La partenza per la terra d'Africa di questo reggimento chiamato "viterbese", in quanto formato in maggior parte da giovani provenienti dalla città e dal circondario fu, per la cittadinanza, una particolare occasione di saluto che Domenico ben rappresentò in una serie fotografie che divennero poi cartoline postali utilizzate anche dallo stesso Ugo per scrivere in seguito a casa sia da scuola che dal fronte. Ugo di sicuro seguì insieme al padre quest'evento che, per lui, fu il primo contatto con la guerra visto che, anche il cugino Manuele, figlio di una sorella della madre, partì volontario per la Libia.
Nel 1914 la famiglia si trasferì ad Amelia dove Ugo terminò gli studi conseguendo il diploma di Ginnasio presso l’Istituto Baccarini. Nel 1916 si trasferì a Spoleto per frequentare il Regio Istituto Tecnico “Giovanni Spagna” e qui inizia una fitta corrispondenza con i genitori e la sorella che si trovava invece a Viterbo presso il Convitto femminile “Buon Pastore” di Viterbo per frequentare le scuole superiori. Dalle lettere inviate a casa o agli amici scopriamo come il clima in quel periodo fosse particolarmente incandescente e sia i professori che gli alunni non facevano che commentare le notizie che arrivavano sull’evoluzione della guerra. Ugo a scuola amava materie come la geografia, la letteratura il disegno e non perdeva occasione per mostrare il proprio attaccamento alla Patria e un preciso rancore verso gli austro-ungarici considerati come ”i nemici secolari da abbattere”. Nel marzo del 1917 gli esami scolastici vennero anticipati e Ugo tornò a casa. Come risulta dal foglio matricolare il 14 maggio fece la visita di leva e, in giugno, fu chiamato alle armi per entrare nel corpo dei Bersaglieri.
Ugo alla Scuola allievi ufficiali di complemento di Caserta
Il giovane soldato avrebbe voluto seguire i corsi presso l’Accademia Militare di Modena. Tuttavia, a causa del poco tempo previsto per l’addestramento, fu inviato alla Scuola allievi ufficiali di complemento G. Ferraris di Caserta. Come risulta da una cartolina inviata alla famiglia, arrivò a Caserta il 7 ottobre 1917 dopo un viaggio di nove ore. Privo di qualunque nozione militare dovette apprendere in pochi mesi come funzionava un fucile, una pistola e in che modo maneggiare una baionetta o una maschera antigas. Studiò poi la topografia e le tecniche di combattimento. Il 3 di novembre fece sapere alla sorella che il corso sarebbe stato abbreviato di parecchio. Fu una scuola molto veloce quella dei ragazzi del ’99. Quattro mesi di cui venti giorni di campi di addestramento a S. Felice a Cancelli, Nola, Arienzo, tutti luoghi in provincia di Caserta (oggi Napoli). Ugo raccontava alla famiglia di trovare la vita militare molto dura. Le intemperie, le lunghe marce, l’impossibilità di cambiarsi, il vitto, l’alloggio tutto gli appariva difficile. La famiglia lo seguiva, gli inviava del danaro, delle foto cercava di stargli vicino come poteva. Un episodio che raccontò a posteriori per non impressionare la famiglia fu una malattia infettiva che colpì un suo compagno da cui per fortuna restò immune. In questo periodo conobbe Curti e Franchini due commilitoni divenuti poi cari amici che furono fondamentali per le sue scelte future. Nel mese di febbraio del 1918 Ugo terminò il corso con il grado di “Aspirante Ufficiale di complemento di fanteria”.
L'ultima licenza e la partenza per il fronte
Rientrato ad Amelia il 26 febbraio 1918, nel mese di marzo, venne assegnato alla Brigata Calabria come risulta dalle mostrine indossate nelle foto presenti nel libro di ricordi. L’8 aprile 1918 Ugo si trovava a Viterbo. Qui ricevette la prima paga da Ufficiale (l’entrata in compagnia) e acquistò la pistola. Da lì prese il treno per Attigliano e, dopo aver fatto tappa a Bologna, si recò a Firenze dalla zia Cristina, sorella della madre. L’11 aprile partì per Bassano dove arrivò il 13 come risulta da due cartoline inviate ai genitori in quella data. Dal 14 aprile perverranno a casa soltanto lettere e cartoline dal fronte.
Giunto a Bassano venne assegnato al 31 Fanteria di Marcia come risulta dall’indirizzo comunicato alla famiglia. La Brigata Calabria dall’inizio del 1918 si trovava nel settore di Col Moschin, Valle San Lorenzo, Monte Asolone e aveva alternato il servizio di prima linea con periodi di riposo nella zona di Treviso. I morti erano già stati molti e Ugo faceva parte dei cosiddetti complementi che avrebbero dovuto riempire gli spazi lasciati vuoti dai soldati che, via via, cadevano in combattimento. Sapeva che la fanteria era l’arma più sfruttata ed esposta ai combattimenti in prima linea. Tuttavia rifiutò più volte di essere trasferito ad altra arma. Ugo non venne spedito subito al fronte ma rimase nelle retrovie dove visse coi suoi commilitoni provenienti da svariate Regioni d’Italia. Fra questi trovò diversi compagni provenienti dalla zona di Amelia dal momento che, i distretti militari di ogni città e i depositi di leva, alimentavano molto spesso gli stessi battaglioni. Qui le condizioni di vita erano migliori. Per le truppe erano stati requisiti una serie di fabbricati e alloggi da adibire a caserma e, i soldati, oltre a dormire sotto un vero tetto e a disporre di un giaciglio assimilabile a un letto, potevano socializzare con la popolazione locale e intrattenere rapporti che, in qualche modo, ricordavano loro le famiglie. Ugo approfittava di tutti i momenti liberi per inviare a casa poche notizie, magari scritte ”alla luce di una tremolante candela” che, tuttavia, davano la certezza ai familiari che stava bene. Nel mese di maggio svolse un veloce corso di addestramento al termine del quale, il 31 di maggio, ottenne il grado di Sottotenente. In quel periodo scriveva a casa ”…quel po’ di tempo libero si passa in divertimento, fuori a casa di qualcuno amico e si ha sempre uno che è disponibile; poi abbiamo un bel grammofono con molti dischi e balli, le sere di ferma si va a passeggio. Una famiglia che conosco e che ha la bicicletta me l’ha messa a mia disposizione e spesso mi ci faccio delle passeggiatine..”. Ad Ugo il 16 di maggio, regalarono un cane tutto nero che chiamò Otello ”come il Moro di Venezia” e che teneva come porta fortuna. Scriverà poi di nuovo: “Otello non so che fine abbia fatto. Però non posso dire dove ma ne ho trovato un altro. E’ un bracco tutto bianco avrà 4 mesi. Gli ho messo nome Moschin da Col Moschin, dove l’ho preso.” E infine pochi giorni prima di morire “Il cane – Moschin – me lo hanno ammazzato l’altro ieri i nostri nemici.” Il 7 di giugno, non volendo lasciare Curti e Franchni, si offrì di sostituire un compagno che andava con loro e partì l’8 di giugno per andare in prima linea. Il 15 giugno il nemico alle tre di notte iniziò un violentissimo bombardamento nella zona Col Moschin. I giorni successivi, furono un inferno. Il tempo era orribile. Morirono da entrambe le parti migliaia di soldati. I feriti lungo i valloni e i costoni della montagna, continuavano a gridare ma era impossibile soccorrerli. Anche i morti rimasero per giorni insepolti a seguito dei martellamenti nemici. Il 59° fanteria, duramente attaccato, resistette accanitamente ma, a causa delle notevoli perdite riportate, fu costretto a ripiegare dalle linee di Col Moschin. Il 18 giugno Ugo raggiunse il 60° fanteria in linea. Questi, dopo una strenua battaglia, cedette la prima linea ma resistette in seconda linea. Il 24 giugno Ugo compì la sua prima azione con l’incarico di comandante di plotone. Durante l’assalto, come ebbe a dire in seguito il suo Comandante, pur essendo alle prime armi, non ebbe paura anzi dimostrò sangue freddo, lucidità e soprattutto una certa arte del comando.
La sera del 1 luglio Ugo scriveva a casa: “Carissimi ho potuto avere solo oggi una cartolina e vi scrivo subito. Io sto benissimo e voi? Non dovete quindi star per nulla in pensiero, perché ne sarei addoloratissimo…….Scusatemi…….. se non scrivo; ma – sebbene qui abbia qualche ora libera – non ho il necessario. Questa me l’ha data un soldato che ritornava dalla licenza. Se non scrivo spesso sapete quindi il perché…………”. Ugo sapeva che il giorno dopo ci sarebbe stata l’attacco. Gli ordini erano precisi o vincere o morire. Arginata nei giorni precedenti la poderosa offensiva, il 2 luglio ebbe inizio una nuova azione di combattimento allo scopo di attaccare e rioccupare la linea di Col del Miglio. Dato l’ordine di assalto alle ore 4 e 30, le varie compagnie con gli ufficiali in testa avanzarono velocemente per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il Sottotenente Marcangeli a capo del suo plotone, appena uscito dalla trincea, venne colpito da una grandine di schegge che lo ferì mortalmente alla tempia e al petto (probabilmente dei proiettili di shrapnel). Al momento della morte questi si trovava esattamente su Col dei Grassi uno dei Colli alti del Grappa. Poco distanti vi sono col Del Miglio e Col Moschin. Oggi su Col dei Grassi sorge solo un fitto bosco di abeti non raggiungibile né a piedi né con altro mezzo. A ben guardarlo è un bosco relativamente giovane. La guerra aveva distrutto ogni tipo di vegetazione.
Per l’impresa svolta il Sottotenente Ugo Marcangeli ricevette la MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE SUL CAMPO e le Bandiere dei Reggimenti della brigata Calabria 59° e 60° fanteria ottennero la stessa onorificenza. Della morte di Ugo parlarono anche i quotidiani sia locali che nazionali fra cui anche il Mattino e il Messaggero. Un articolo ricordava che il 5 di settembre, a distanza di due mesi dalla scomparsa di Ugo, nella Cattedrale di Amelia fu celebrato un solenne funerale a cui, oltre i parenti e le autorità, partecipò in gran numero la popolazione. Nella chiesa ”era eretto un tumulo sul quale (il padre) poneva la divisa e la bandiera ed ai lati era cinto da numerose corone e da trofei di fucili”.
Il corpo di Ugo venne seppellito in un primo momento in Val Camporoà nel cimitero del battaglione vicino alla Chiesa di S. Giovanni (oggi di tale cimitero non è rimasta alcuna traccia). Successivamente fu trasferito a Val Piana in uno dei cimiteri Militari del Grappa dove rimase fino al 1929 data in cui trovò la sua definitiva collocazione presso l’Ossario Monumentale del Grappa che verrà inaugurato nel 1935.
La famiglia di Ugo commissionò la costruzione di una tomba per il figlio che fu realizzata a Val Piana su apposito disegno inviato dal padre, come risulta dal libretto di necrologio redatto nel 1919 (cfr. quanto indicato successivamente). Il padre si recò assieme alla madre Amalia sul Monte Grappa, per vedere la tomba del figlio come risulta da una toccante foto scattata dallo stesso Domenico alla moglie. Il cimitero di Val Piana si trovava in Loc. San Lorenzo, nelle vicinanze della famosa Colonna Romana realizzata per indicare il punto di massima avanzata degli austro-ungarici nella Battaglia del Solstizio. Al fine di ricordare il luogo, sul posto, come per gli altri Cimiteri di Guerra del Grappa, è stato posto un Crocifisso di legno con sopra la scultura di un Cristo ricavata da una scheggia di granata. Il Crocifisso ha il volto rivolto verso il prato, dove erano sepolti i Caduti della guerra.
L'opuscolo di necrologio per Ugo
La guerra e la perdita del figlio provocò nel padre uno scock che aprì nella sua anima una ferita profonda. Domenico cambiò, trascurò il lavoro, si estraniò da tutto e decise di dedicare la propria vita al ricordo del figlio. Nel 1919, a distanza di una anno dalla morte di Ugo, fece stampare un opuscolo di necrologio (in tutto una quarantina di pagine in formato quaderno) in cui raccolse una parte delle lettere di condoglianze, alcune missive scritte da Ugo, tre fotografie, articoli della stampa, il disegno della futura tomba del figlio, e altri elogi commemorativi. Un modo, peraltro in uso all’epoca, per ricordare i caduti fra amici e parenti. Una copia di questo opuscolo è conservata a Milano alla ”Biblioteca Civiche raccolte storiche” ed è citato nel libro “Non omnis moriar. Gli opuscoli di necrologio per i caduti italiani nella Grande Guerra” a cura di Fabrizio Dolci e Oliver Janz.
01.12.1899 nasce a Piperno (oggi Priverno provincia di Latina all'epoca Roma) alle ore 4 e 30. Viene battezzato col nome di Ugo (Augusto, Enrico)
1901 nasce Maria a Roccella Ionica (Calabria)
1903 trasferimento a Sezze della famiglia
1910 trasferimento nel Viterbese della famiglia
1914 trasferimento ad Amelia (TR) della famiglia
1916 inizio frequenza presso il Regio Istituto tecnico Giovanni Spagna di Spoleto
15.03.1917 esami anticipati a scuola
03 e 04.1917 permanenza a casa
14.05.1917 distretto di Spoleto, chiamata alle armi e successivo congedo illimitato
17.06.1917 chiamato alle armi per mobilitazione. Raggiungimento del deposito del II Reggimento Bersaglieri
14.09.1917 visita di leva e iscrizione nelle liste del Comune di Amelia. Classe di appartenenza n.1 Numero di lista n.112
16.10.1917 inizio frequenza presso la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Caserta
01.02. fino al 20.02.1918 frequenza Campi di addestramento di San Felice a Cancelli, Arienzo, Nola
21.02.1918 termine corso Allievi Ufficiali di Complemento con la qualifica di aspirante ufficiale
26.02.1918 ritorno ad Amelia per l'ultima licenza
11.04.1918 partenza per Bassano del Grappa
14.04.1918 arrivo a Bassano del Grappa (zona di guerra) nel 60esimo reggimento di Fanteria
21.06.1918 in linea col 60esimo Fanteria;
24.06.1918 attacco in prima linea sul Col dei Grassi
02.07.1918 ore 4 e 30 decesso su Col dei Grassi, Col del Miglio (Monte Grappa)
05.09.1918 solenne funerale commemorativo nella cattedrale di Amelia;
1919 il padre visita la tomba del figlio presso Valpiana
1929 trasferimento dei resti di Ugo presso il futuro Ossario del Grappa
1935 inaugurazione dell'Ossario Italiano del monte Grappa